Eccoci arrivati all’epilogo lavorativo del rag. Ugo Fantozzi, siamo nel 1988, il film è ‘Fantozzi va in pensione‘ e il nostro ragioniere ha finalmente raggiunto l’età pensionabile.
Chissà che felicità allora?…dopo anni di soprusi e ingiustizie lavorative potersi godere la vita quasi non gli sembra vero. Le strizzate di guance del geom. Calboni, gli straordinari imposti dai vari megadirettori e le avances da ‘mai na gioia’ con la signorina Silvani sembrano poter diventare un lontano ricordo.
Ma la realtà è ben diversa, da subito la noia, la malinconia e la nostalgia di quel posto di lavoro che tanto aveva caratterizzato la sua vita fino ad ora, lo accompagnano durante la giornata. Nemmeno Fantozzi stesso l’avrebbe immaginato ma la ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica a lui…manca veramente!
Ma allora che fare? Accompagnare la Pina a fare la spesa non basta, e non basta nemmeno passare la mattinata al cinema a vedere un film ‘di quelli impegnati’ come ‘Le Casalingue‘.
Fantozzi le prova tutte per svagarsi un po’ ma come per tutto il resto della sua vita non gli riesce niente, neanche cancellare degli zeri dal listino prezzi di un albergo. Ecco però che arriva la fisiologica iperattività del rag. Filini, puntuale come il compleanno della suocera la sera della finale di Champions League: La tragica gita alle grotte di Postumia!. ‘
Venga Fantocci…provi anche lei!’ Niente! Neanche il turismo riesce a sollevare l’animo di questi neo pensionati, vittime più che altro della consapevolezza di essere ormai ‘vecchi’. E quindi perché non sedersi di nuovo alla propria scrivania e tornare a lavorare nella megaditta? Ed è così che si conclude il film, degno della classica capacità di Paolo Villaggio di anticipare i tempi, dove Fantozzi si vede costretto a pagare per lavorare e per continuare a subire le mitologiche ingiustizie che lo hanno reso un’icona italiana in 40anni di onorata carriera.